micro libri

Quasi erotico per niente eroico

queste storie non le avevo mai raccontate a nessuno.

piccola pompa

Pomeriggio. Estate. Sono sdraiato nell’erba, sudato, nervoso, e incazzato.
Mi ha tradito ancora. Questa cazzo di mountanbike mi ha tradito ancora. Non posso continuare. Ne a sudare ne a pedalare. Ne a dimagrire. Sono lì. Faccia al cielo. Raccolgo tutti i vaffanculo e porcaputtana che conosco per lanciarli dove tutti li possono sentire e vedere. E poi la vedo. Bellissima. Vestito corto. A fiori. Un seno piccolo. Due gambe gracili ma lunghe e precise. Una bocca carnosa. Labbra gonfie che abbracciano.
Tutto bene? Beh, non proprio.
Lo vuoi un pompino? Guarda, no, non è il caso.
Faccio tutto io, dai.
Scende di sella. Apre lentamente la cerniera. Prende l’attrezzo. Piccolo ma efficace. Comincia a pompare. Non ci credo. Non ci posso ancora credere. Lo sento salire. Si ingrossa. Ecco ora è teso. Magnifico e imperioso. Come nessun budello sa esserlo. Si. Posso risalire in sella e proseguire.
Ecco. Grazie. Se ne è già andata. Neanche ho potuto salutarla. Ma lontano scorgo ancora il suo vestitino a fiori. Lì. Nell’erba. Il pompino.
Ti amo e non lo sai.

piccola pecora

A volte mi reco in campagna, dallo zio.
Lo zio sta in montagna, quelle un po’ basse però, le montagnette.
Lo zio fa il contadino, il contadino allevatore. Ha una piccola stalla situata alla fine di una stretta gola, al di là del prato dove a volte porta a pascolare le sue pecore.
Le pecore dello zio mi piacciono, quando ancora non sono tosate sono bianche e morbide.
Ce n’è una una particolare che mi piace, piccola, tenera e dolcissima.
A volte, quando arrivo, le pecore sono alla stalla, rinchiuse.
Io le vado a trovare. Prima vado al fienile, sopra la casa dello zio, prendo del fieno e mi infilo su per la stretta gola. Sì, perché una delle cose che mi piace fare è darlo alla pecorina, la mia preferita. Ed è persino piacevole e non mi costa fatica questo andar su e giù per la stretta gola. Avanti e indietro, avanti indietro fin che è sazia. Si, non dovrei darlo solo alla pecorina, ma mi va così, faccio preferenze. Che poi lei mi guarda con quegli occhioni grandi e teneri e ne vorrebbe ancora, non gli basta mai. Ma anche io dopo un po’ mi stanco.
A volte però non vado a trovare la mia preferita, la pecorina.
No, a volte vado a fare un giro con la mountanbike dello zio. E’ quasi sempre a terra. Allora la zia mi vuole gonfiare il budello con la sua piccola pompa. Però a me non va tanto. Lei un po’ si offende e allora una volta si una no glielo faccio gonfiare.

 

tre storie più una

Ci sono delle storie che mi hanno raccontato e che mi ricordo così.
Un po’ tristi un po’ allegre. Storie, tre e una.

la formichina

c’era una volta un bambino piccolo piccolo che aveva conosciuto una formichina.
si vedevano spesso ed erano diventati molto amici.
Andavano sempre a giocare dentro a un ditale, che era diventato la loro casetta.
Un giorno la mamma, che doveva aggiustare i calzini, si infilò il ditale e li schiacciò, tutti e due.

l’anatra

una volta un’anatra stava nuotando quando vide l’immagine della luna riflessa nell’acqua.
Pensò subito che era da mangiare e cominciò a infilare il becco nell’acqua ma senza riuscire ad afferrarla.
Un po’ la fame, un po’ l’orgoglio e l’anatra andò avanti per tre giorni nel tentativo di prenderla, al quarto giorno cominciò a vedere un uomo che camminava sulle acque. Il quinto giorno morì. Di stenti e di fame.

il Giampiero

Il Giampiero stava attraversando i binari del treno col suo cane a Vignate, quando di colpo arrivò il treno e lo investì. Il cane morì subito, mentre il Giampiero rimasto senza le due gambe pensava tra se: ma dovevi fermarti a cagare proprio sui binari? mentre pensava così l’ambulanza che lo stava portando in ospedale sbandò e andò a schiantarsi. Morirono tutti, anche gli infermieri. Riuscirono a salvare solo l’ambulanza che ancora oggi compie missioni di grande umanità.

In queste tre storie è spiacevole che siano morte la formichina e il cane,
ma ci dicono inequivocabilmente che non ci si può fidare degli uomini, neanche della mamma
e che non si può mai cagare in pace, neanche se sei un cane.
dell’anatra invece non interessa a nessuno.

quasi come il Giampiero

In quel tempo passeggiavo spensierato sui binari della città di Pioltello quando improvvisamente un treno merci mi investe in pieno.
Per fortuna riesco a salvarmi, non mi sono fatto niente. Però la gente che passa di lì si ferma preoccupata a chiedermi come sto, e chiamano una ambulanza e vogliono farmi salire, io gli dico che sto bene cazzo, ma loro insistono, loro si ostinano nel tentativo di fare del bene.
E nessuno che pensa al treno, al treno che si è ribaltato e che è venuta fuori tutta la merce e è un casino e forse bisogna buttare tutto, forse.
Ma non lo sapete che c’è il buconellozono e stiamo consumando il pianeta e voi vi preoccupate di me che non mi sono fatto niente (un cazzo)!
Il macchinista si è salvato.

Non sopporto i lietofine.

 

Il silenzio è nell’orecchio

Il silenzio è nell’orecchio,
non lo sapevo ora lo so.

L’orecchio è l’organo del mio corpo a cui affido la funzione uditiva.
E’ fantastico, mi permette di rilevare onde sonore dai 20 hertz ai 20 kilohertz ma anche di mantenere l’equilibrio grazie all’azione del sistema vestibolare contenuto nella porzione interna.
Relativamente piccolo, a sventola, ma efficace.
Non quanto la radio, la radio può sentire lifegate virgin radiopopolare 102 e 5 che trasmettono in megahertz e che il mio orecchio non può sentire.
C’è il silenzio senza la radio, c’è il silenzio senza l’orecchio.
L’orecchio non è bello visto da fuori ma è bello dentro.
Il mio orecchio esterno è senza orecchini, è senza buchi, non ha niente, puzza di piedi a volte proprio dove sta attaccato.
Ma io lo lavo.

Orecchio esterno, dove i suoni entrano e vanno a infrangersi sulla superficie laterale della membrana timpanica pam pam pam in continuazione pam pam pam pam, sulla membrana timpanica pam pam pam pam, incessantemente pam.

Odio l’orifizio del meato acustico esterno, nella porzione acustica dell’osso temporale, odio il suo lasciare passare i pam pam pam pam pam incessanti continui e sempre pam pam pam, un milione di pam pam pam che ho voglia di piangere.
Pam.
Pam.
Pam.
Angelino Alfano.
Pam.
Piango
L’orecchio medio lo amo.
Amo il medio, sono medio, medio in tutto, mostro il medio, prediligo le autorità e mostro il medio, uomo medio, dito medio, ceto medio, terza media, lavoro medio.

Timpano, finestra ovale, martello.
Niente falci nell’orecchio medio, niente popolo.
Incudine e martello pam pam pam pam pam, martello.
pam pam pam pam pam incudine pam pam pam pam pam classe media pam pam tra l’incudine e il martello
pam pam pam pam pam
Trump.
Pam
Piango.
Pam
La staffa.
Ci vorrebbe silenzio. Pam.

Orecchio interno, la funzione vestibolare è appannaggio dell’orecchio interno.

Io sto in piedi per l’orecchio interno.
La coclea, il nervo acustico la tromba di Eustachio.
Il silenzio. Ci sarebbe il silenzio nell’orecchio interno se non ci fosse l’orecchio medio. E il timpano. Pam, pam, pam, vaccini, pam, pam, pam, pam, immigrati. Pam. Incudine e martello. Pam, pam, pam, licenziato, pam.
Piango.

In silenzio.

Nell’orecchio, insieme a tutti i pam, pam, pam, pam, coclea, pam, pam, martello, pam, pam, pam, iraq, pam, pam, pam, pam, pam, pam, curdi, pam, pam, boom, boom, boom, giù bombe sui kurdi, pam, pam, pam, anche uno alla volta va bene, pam, pam, pam anche i palestinesi, pam, un coton fioc.
Boom, Pyongyang. Pam. Timpano, martello, nervo acustico, e ossicini. Missile intercontinentale. Boom.

Coton fioc.
Condotto uditivo.
Tunnel dalle pareti lisce, peli all’ingresso e ghiandole sebacee, ghiandole ceruminose, secreto ricco di cere, protezione. Muco, cerume. Pam, pam, pam, cerume. Pam, pam, pam, la Raggi. Pam. Pam. Pam. Infezione, pam, pam, pam, 5 stelle, pam, pam, pam, te l’avevo detto i vaccini, pam, pam, pam gli orecchioni, pam, no l’otite. Pam.
Timpano perforato.
Pam.
Ibuprofene.
Ne prendo tre.
Pam.
Male bestia.
Pam, pam, pam, lupi e meloni, pam.
Pam, pam, pam, dolori atroci, pam.
Pam, pam, pam, niente ius soli, pam.
Pam, pam, pam, martello, incudine e martello. Pam.

Coton fioc.
Pam, pam, pam.
Silenzio.
Coton fiocc. Cerume.
Coton fiocc. Silenzio.
Fate silenzio.
Fate fate silenzio.
Streghe fate silenzio.
Tutti, fate comprese, fate silenzio.

Mi piace rovistare nelle mie orecchie con il coton fioc.
E’ una droga, per questo non li tengo a casa.
Ma ora li ho.
Cazzo se li ho.
Mi infilo i coton fiocc nelle orecchie e li ruoto e cerco di raccogliere i miei umori.
I miei pessimi umori.
Il mio pam pam pam pam pam pam che incessantemente batte.
Pam, martello
Pam, falce.
Pam, incudine
Pam, inquietudine.
Pam, silenzio.
Con i coton fiocc nelle orecchie il pam pam pam è ovattato, è sordo.
Mi guardo allo specchio.
I coton fiocc infilati nei padiglioni auricolari.
Sordi pam pam pam pam pam pam tra i padiglioni delle orecchie.
Sfregamento del timpano.
Sordi pam pam pam pam pam pam tra i padiglioni di expo.
Pam pam pam pam è affondato un barcone.
Pam pam 400 morti pam pam pam.
Mi guardo, sordo pam pam pam pam, la maggior parte donne e bambini. Pam.
Silenzio per dio.
Fate silenzio.
Pinocchi silenzio.
Quanti fottuti Pinocchi e quanto poco silenzio, cazzo.
Un mio amico mi diceva che nel mare, in mezzo al mare c’è il silenzio.
In mezzo al mare non c’è il silenzio.
Ci sono i pesci, le onde, il mare, c’è il mare in mezzo al mare e gli uomini morti, e le donne e i bambini morti.
Il sole che sorge.
Il sole che tramonta.

Mi guardo, i coton fiocc infilati nelle orecchie, il bastoncino blu.
Che belli.
Che belli che sono.
Mi guardo e mi amo.
E amo i coton fiocc.
Porto le dita di entrambe le mani sulle tempie, coi palmi appoggiati alle estremità di cotone dei bastoncini blu.
E faccio forza e premo sui coton fiocc e li spingo dentro con controllata velocità e attraverso il timpano e spappolo il martello, e l’incudine, e giù per la tromba di Eustacchio.
E c’è silenzio. Silenzio e dolore. Dolore e sangue. C’è sangue nelle mie orecchie, c’è sangue nel mare. E plastica.
C’è un’isola di plastica nel mare, di tappi e bottiglie che diventa grandissima, ogni giorno sempre più grande.

E il mio coton fioc con su il sangue secco, c’è anche il mio coton fioc sull’isola di platica.

Non c’è il silenzio.

Il silenzio non è nel mare.
Non è sulla terra, non è nel cuore e neanche nell’anima.

Il buio è negli occhi.
Il silenzio è nell’orecchio.

Non lo sapevo ora lo so.

Buio e silenzio.
Amore e pace.