Wonderfull

di Diego Pleuteri
riprese Elisa Carimati
montaggio Maurizio Pleuteri

“Wonderfull” è una video performance dalle tinte dark che si sviluppa attorno al concetto di identità, indagato attraverso l’“Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll.

Proprio sulla meraviglia vuole insistere il gioco di parole contenuto nel titolo: “meraviglioso” (wonderful) viene distorto in “pieno di meraviglia” (wonderfull) creando un neologismo atto a sottolineare due diversi aspetti nel processo di crescita dell’individuo.
Innanzitutto l’importanza dello sviluppo sia da un punto di vista fisico che intellettivo e il senso di magia che pervade chi assiste all’evoluzione esternamente, come avvenisse un miracolo.
Poi il sentimento di stupore e la curiosità verso il mondo e chi lo abita di chi subisce il processo, ovvero il passaggio dall’egocentrismo infantile, in cui la soddisfazione dei propri bisogni è preponderante, alla scoperta di ciò che ci sta attorno.

E’ il continuo evolversi interno dell’uomo che mette in discussione e fa vacillare il concetto di identità, specialmente nelle fasi di passaggio da un’età all’altra, come infanzia-adolescenza e adolescenza-età adulta.
E naturalmente lo sgretolarsi delle certezze che ci costruiamo genera sentimenti che si contrappongono alla “meraviglia”, intesa come visione positiva del fluire della vita, e che si possono concretizzare in paura, spaesamento, ansia e percezione di vuoto interiore.
Quest’angoscia viene infatti sottolineata all’interno del video tramite suoni bassi e cupi, disturbanti, e altri più acuti come lo scricchiolio del costume da coniglio che si sgretola.
Sempre sull’angoscia e il senso di incombenza si concentra la lentezza dell’azione scenica, che sembra non giungere mai pienamente a compimento.

Un Bianconiglio spettrale fa il suo ingresso sulla scena e comincia a disfarsi del costume che indossa, di quella che a tutti gli effetti è la sua pelle in un processo che potrebbe ricordare l’apertura di una crisalide, come quella citata nel testo che si sovrappone alle immagini. E mano a mano che il coniglio si libera di tutto ciò che indossa si rivela essere Alice. Compie una crescita che è al contempo evoluzione e rimozione di tutte le maschere, una ricerca di quello che si nasconde al nostro interno, eliminata ogni sovrastruttura.

Sempre al tema dell’identità rimanda il dialogo estratto da “Alice nel Paese delle Meraviglie” in cui la bambina incontra il Brucaliffo e stenta a rispondergli alle domande che lui le pone su sé stessa, dicendogli che non sa più chi o cosa è.
Alice non riesce a riconoscersi perché in continuo mutamento, all’interno della storia ha ormai perso ogni elemento che le permetteva di sapere con certezza chi fosse: cambia dimensioni, non ricorda le cose come le ricordava un tempo, insomma, si sta evolvendo.

Alice, come il Bianconiglio e come tutti noi, si trova a scivolare lungo il flusso vitale senza trovare precisamente una forma in cui cristallizzarsi, ma passando fluidamente da una all’altra, seguendo uno schema Hegeliano di tesi-antitesi-sintesi che si ripropone anche nella video performance e che lascia intendere che il processo non è ultimato, ma sempre in via di sviluppo.
Bianconiglio si spoglia in Alice, che a sua volta potrebbe spogliarsi in qualcos’altro e che si avvicina per guardare in un baratro, la cui vista ci viene negata, pronta a scoprire quale sarà la prossima tappa del suo percorso.